"Sto morendo" racconta, per l'ultima volta alla stampa, Pepe Mujica. La traduzione dell'ultima intervista
Il tumore annuncio da Pepe in aprile sta avanzando velocemente. Mujica lo racconta in una sua ultima intervista. Il suo addio, aspettando che la morte lo raggiunga.
Pepe Mujica sta per morire, il suo cancro sta avanzando velocemente. Con le lacrime agli occhi ha parlato, per l’ultima volta in pubblico dice, alla rivista Busqueda. https://www.busqueda.com.uy/politica/mujica-informa-que-el-cancer-se-expandio-su-cuerpo-hasta-aca-llegue-dice-y-se-despide-sus-compatriotas-n5395332
Vi propongo la traduzione di questo testo, un nuovo trattato di cultura politica come il video, che linko, del suo addio alla politica istituzionale, di qualche anno fa. Pepe per me è un gigante della politica. Non vuole dire essere stato sempre d’accordo con lui, non significa essere concorde sulle sue svolte “democratiche”, non significa non vedere che la sua figura è anche legata a critiche da parte della sinistra rivoluzionaria dell’Uruguay. E’ riconoscere una competenza e una cultura politica di un livello superiore. Una persona da ascoltare, una persona da studiare e non da copiare. Un compagno che alza il livello del dibattito e porta contenuti utile al confronto. In questi giorni “ero in coda” per avere spazio per un’intervista, intervista che non ci sarà per il peggiorare delle sue condizioni. Quando oggi il suo ufficio stampa mi ha scritto girandomi questo testo e dicendomi “ti cerco altri del MPP per parlare” mi sono sentito piccolo, fuori posto, sbagliato. Penso che faccia bene leggere queste righe, queste dichiarazioni, penso che faccia bene leggere Pepe e accompagnare la sua scelta.
“José Mujica è seduto sulla poltrona del salotto della sua fattoria a Rincón del Cerro. Da quella stessa poltrona ha rilasciato diverse interviste nelle ultime settimane e decine negli ultimi anni ai media più prestigiosi del mondo e a quelli dei Paesi lontani interessati alla sua figura. Questa volta il dialogo inizia dalla fine. “Sto morendo”, dice. I suoi occhi sono pieni di lacrime. A pochi metri di distanza, sua moglie, Lucía Topolansky, cucina in silenzio, anche se è molto addolorata. Prima che possa dire una parola, Mujica continua con la spiegazione che gli hanno dato i medici: “Il cancro all'esofago (che ha annunciato di avere il 29 aprile 2024) sta colonizzando il fegato. Non posso fermarlo con niente, perché? Perché sono un uomo anziano e perché ho due malattie croniche. Non c'è spazio per trattamenti biochimici o interventi chirurgici perché il mio corpo non li sopporta.
È la mattina di martedì 7 gennaio 2025. Questa non sarà un'intervista. Mujica non vuole più rispondere alle domande. Approfitta a malapena di qualche occasionale gancio nel dialogo per fare delle riflessioni. Ma non è un'intervista e, infatti, annuncia che non ci saranno più interviste. Annuncia anche che non si sottoporrà ad altre cure, che l'unica cosa che ha chiesto ai medici è di non farlo “soffrire per niente”.
“Lasciate che io vada e quando sarà il mio turno di morire, morirò. È così semplice”. E aggiunge: “Sono condannato, fratello. Questo è il massimo a cui sono arrivato”.
L'ex presidente, ex guerrigliero e figura di spicco del movimento più votato della coalizione che alle ultime elezioni ha raccolto più preferenze (Frente Amplio) è ora “un vecchio alla fine”. È così che si definisce e “l'unica cosa” che vuole, prima di dedicarsi esclusivamente al lavoro in fattoria finché il suo corpo glielo permetterà, è salutare pubblicamente i suoi “compatrioti” e la sua “barra”. E inizia il suo addio.
Quello che voglio è dire addio ai miei compatrioti. È facile avere rispetto per chi la pensa come te, ma devi imparare che il fondamento della democrazia è il rispetto per chi la pensa diversamente. Ecco perché la prima categoria è quella dei miei connazionali ed è a loro che dico addio. Li abbraccio tutti.
Fa una lunga pausa, gli vengono le lacrime agli occhi, e continua.
In secondo luogo, saluto i miei colleghi, i miei sostenitori e tutti gli altri. Sono più di cinque anni che non partecipo a un organo direttivo. La realtà sociale e politica non passa dal il mio rancho.
Ora... ho le mie simpatie e quando posso dare una mano, la do. Ma non sono un vecchio consulente a cui bisogna chiedere il permesso. No, al contrario. I compagni che gestiscono la 609 (altro nome con cui ci si riferisce al MPP ndr), sono loro con cui parlare.
Questo è il mio modo di pensare. Ho lasciato spazio perché altrimenti non sarebbe germogliato nulla. La politica uruguaiana è piena di queste storie. Non è possibile che un uomo come Wilson Ferreira sia scomparso e non sia rimasto nulla. Era un uomo eccezionale. La stessa cosa è successa con Jorge Batlle e molti altri.
Guardate come hanno votato i compagni del MPP (Movimiento de Participación Popular). Questo è quel che rimane e sono stati loro a farlo.
Non è quello che mostrano i sondaggi. Mujica rimane ancora oggi il politico più popolare in Uruguay, insieme al presidente Luis Lacalle Pou. Quando glielo ricordo e gli dico che evidentemente molti hanno votato per lui, risponde: “Sì, è vero. Ma questo non mi autorizza a farmi coinvolgere in tutto”. La realtà politica e sociale dell'Uruguay non passa da me”.
-Non è vera, allora, questa idea generalizzata che stai dietro a tutto?
ah, sì... certo. Sono un barbaro Machiavelli. No, sono un vecchio alla fine! Ecco! Ora voglio solo dirvi addio.
-Non rilascerà più interviste e non farà più apparizioni in pubblico?
Quello che chiedo è che mi lascino in pace. Non chiedetemi più interviste o altro. Il mio ciclo è finito. Onestamente, sto morendo. Il guerriero ha diritto al suo riposo.
Di nuovo, i suoi occhi si riempiono di lacrime.
Dopo una pausa di qualche secondo, ribadisce di essere già fuori dalle decisioni politiche importanti: “Quello che mi fa arrabbiare è che si inventano teorie secondo le quali ci sono io dietro ogni mossa di (Yamandú) Orsi. Non è vero. Non vedo Orsi dal giorno in cui ha vinto le elezioni. È venuto a trovarmi quella mattina e non gli ho più parlato.
Ma non vuole più parlare di attualità politica. La sua idea è diversa, ed è un punto fermo. “La vita mi ha dato molte soddisfazioni. La principale è che mi mancano quattro mesi per compiere 90 anni. Guardate la vita che ho avuto. È un disastro”
-Con te la frase “si è preso cura di sé per tutta la vita” non funziona....
(Sorride) Sei pazzo! No, non è così. Comunque, a un certo punto, si deve morire. E come si fa a non essere orgogliosi! Guarda cosa hanno fatto i compagni! Hanno fatto una campagna elettorale impressionante. Ci sono stati giorni in cui hanno fatto 100 eventi. La campagna elettorale l'hanno fatta loro.
-Te ne vai serenamente?
Assolutamente sereno e grato. I miei colleghi hanno ottenuto ciò che la mia generazione non ha ottenuto: guardate i voti che hanno ottenuto! E ora avranno nove senatori e 36 deputati. È davvero impressionante. Hanno ottenuto questo risultato.
Parla poi dell'ex ministro dell'Economia Ignacio de Posadas, che Mujica apprezza per la sua “intelligenza” e perché “a destra” è una delle persone che più lo fanno riflettere. Dice di leggerlo sempre e di rispettarlo, e cita il fatto che recentemente ha scritto in un articolo di opinione che i Tupamaros sono cambiati, che non sono più gli stessi di prima. “E ha ragione. Non siamo gli stessi di 40 o 50 anni fa. La storia cambia e la vita ci insegna molto”, dice.
Pur affermando di non rinnegare la sua giovinezza, chiarisce che la sua generazione si è concentrata sull'economia e che in seguito si è resa conto che “gli esseri umani sono molto più complessi, che l'economia è una parte, ma ci sono anche molte altre cose”.
“Le definizioni di Marx sono avare. L'economia è il motore della storia, ma c’è altro. Non ho più questa visione unilaterale, e questo è ciò che la vita mi ha dato”, spiega.
-Hai qualche rimpianto?
Molti. Sono stato presidente e in questo Paese ci sono persone che soffrono la fame. Non è possibile!
In un'altra parte del discorso, rivendica la democrazia e dice di non averla apprezzata in gioventù quando guidava il movimento di guerriglia Tupamaro con altre persone, e che questo è stato un errore. “Non c'è niente come la democrazia. Quando ero giovane non la pensavo così, è vero. Mi sbagliavo. Ma oggi combatto per essa. Non è la società perfetta, è la migliore possibile”, afferma.
Evita di scavare ulteriormente nel passato. Dice che tutto ciò che aveva da dire sull'argomento è già stato detto, molte volte. Non ha nulla da aggiungere. Tuttavia, fa una riflessione generale sulla sua vita.
La vita è una bella avventura e un miracolo. Siamo troppo concentrati sulla ricchezza e non sulla felicità. Siamo concentrati solo sul fare le cose e, quando vuoi ricordarti delle cose belle, la vita ti è passata davanti.
Io l'ho vissuta molto bene. La mia vita è un po' una soap opera. La presidenza è solo un'inezia, un capitolo. D'altronde, non mi ero nemmeno prefissato di diventare presidente. È così è successo il gioco.
Per quanto riguarda gli insegnamenti che vorrebbe rimanessero dopo la sua scomparsa si sofferma su uno in particolare: la necessità di un rinnovamento e che i leader più anziani si facciano da parte per tempo.
Si deve capire che il tempo è inesorabile e che c'è un momento in cui bisogna aprire la porta alle altre generazioni e non essere d'intralcio. La mia unica preoccupazione è che abbiano un atteggiamento di rinnovamento permanente, perché quello che sta arrivando è molto diverso da quello che avevamo.
Perché le cose rimangano bisogna cambiare in modo permanente. Ciò che non ha successo, muore, perché alla morte si risponde con la vita. All'invecchiamento si risponde con la giovinezza.
Cita degli esempi affinché non ci siano dubbi su ciò a cui si riferisce: “Lo stiamo vedendo in tutta l'America Latina, ovunque. Guardate la Bolivia. È una vergogna quello che sta succedendo. E anche in Venezuela, le cose stupide che stanno facendo! I presidenti escono allo scoperto e vogliono tornare ad esserlo, e poi ancora e ancora. No, non è così che si fa”, afferma.
Ricorda anche che di recente, in un'intervista all'agenzia AFP, ha pubblicamente raccomandato all'ex presidente argentina Cristina Fernández di farsi da parte e di lasciare alle nuove generazioni il posto.
Per quanto arrabbiata Cristina dovrebbe dare una mano alle nuove generazioni. Ha delle dietro di lei che devono essere lasciate libere di vivere. Non vogliono mai lasciare spazio. Vogliono sempre occupare le posizioni di vertice. Pensano di essere insostituibili. Chi cazzo è insostituibile? Si muore e il mondo continua a girare.
Dopo quasi mezz'ora di chiacchiere, torna all'inizio. Cerca di concludere ribadendo il suo messaggio di addio. Insiste sul fatto che non è “dietro a niente” perché sta morendo e sottolinea che se ne va senza odio, che non odia nessuno: “L'odio non serve a niente, solo a rendere amara la vita”.
Prima della fine sottolinea due cose. La prima è che d'ora in poi vuole solo sistemare le cose e potersi dedicare alla terra, che è ciò che ama. “Ogni giorno giro un po' sul trattore, anche se è solo simbolico, e preparo le cose per chi resterà qui in fattoria. Ho comprato un nuovo trattore a 28.000 dollari. Per coloro che resteranno qui, perché possano vivere. Voglio lasciare loro del ferro nuovo. Non ho figli, ma lascerò comunque dei discendenti”, dice.
La fattoria dove vive, aggiunge, è intestata alla moglie e sarà lasciata al MPP. E poi dedica qualche parola alla sua “grande compagna”, Lucía, che lo ascolta dalla cucina adiacente. “Lucia è un essere superiore e io sono ancora qui grazie a lei”, dice, con la voce che si incrina e gli occhi che si riempiono di lacrime.
Morirò qui. Fuori c'è una grande sequoia (un albero cresciuto da un seme che gli era stato regalato). Manuela (il suo cane) è sepolta lì. Sto preparando i documenti perché possano seppellire lì anche me. E questo è tutto.
Il discorso di addio alla politica - 20 de octubre de 2020